
Foibe ed Esodo: Memoria e Polemiche nel Giorno del Ricordo
Oggi l’Italia celebra il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 su iniziativa del senatore Roberto Menia (Fratelli d’Italia), per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Gli italiani d’Istria hanno subito un dramma che si è ripetuto in tre momenti distinti della storia: la tragedia degli eccidi del 1945, il silenzio istituzionale del Dopoguerra e le recenti contestazioni che mettono a rischio la memoria storica.
Gli eccidi del 1945
Al termine della Seconda guerra mondiale, migliaia di italiani furono vittime della violenza delle milizie comuniste del maresciallo Tito, spesso con la complicità di alcuni partigiani locali. Civili e militari, compresi donne e bambini, vennero legati insieme e gettati nelle profonde cavità carsiche dopo essere stati fucilati. Il numero delle vittime è stimato in almeno ventimila persone.

Il silenzio del Dopoguerra e il difficile riconoscimento
Nel Dopoguerra, la questione delle foibe venne a lungo ignorata per ragioni politiche e diplomatiche. L’Italia, impegnata a mantenere buone relazioni con la Jugoslavia, minimizzò la tragedia degli esuli istriani, spesso dipinti erroneamente come nostalgici del fascismo. Il dramma di 350mila profughi venne oscurato per decenni, tanto che il loro arrivo in Italia fu segnato da episodi di ostilità, come gli assalti ai convogli ferroviari su cui viaggiavano.
Fu solo nel 1991, con la visita dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga alla foiba di Basovizza, che lo Stato riconobbe ufficialmente la tragedia. In quell’occasione, Cossiga denunciò il lungo oblio imposto dalla politica italiana, chiedendo scusa alle vittime e ai loro discendenti. Tuttavia, il dibattito storico è rimasto acceso, con divisioni ideologiche che ancora oggi emergono con forza.

Atti vandalici e tensioni nel Giorno del Ricordo
Anche quest’anno, la commemorazione è stata segnata da episodi di intolleranza. A Basovizza sono comparse scritte in sloveno e italiano con messaggi negazionisti e offensivi. A Giulianova e in altre città, manifesti e monumenti in memoria delle foibe sono stati imbrattati con slogan come “Morte ai fascisti” e “No al revisionismo”. Episodi simili si sono verificati a Roma, Torino, Cagliari e in altre località, suscitando indignazione e richieste di intervento da parte di esponenti politici.

Le polemiche nelle scuole e il dibattito storico
Il clima di tensione si è esteso anche agli istituti scolastici. A Vicenza, due studenti di Azione Studentesca sono stati aggrediti mentre distribuivano volantini sul Giorno del Ricordo. A Roma, un incontro con il senatore Menia al liceo Rossellini è stato cancellato a seguito delle proteste di alcuni collettivi studenteschi, che contestano l’interpretazione della tragedia proposta da Fratelli d’Italia.
L’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) propone un approccio più ampio alla commemorazione del 10 febbraio, includendo anche le vittime jugoslave, suscitando perplessità tra gli esuli istriani. Il presidente dell’Unione Istriani, Massimiliano Lacota, ha criticato questa posizione, paragonandola a un’ipotetica narrazione della Shoah affidata all’esercito tedesco dell’epoca.
La politica e le divisioni sulla memoria storica
Il senatore Menia ha denunciato un clima di ostilità crescente attorno al Giorno del Ricordo, accusando la sinistra di strumentalizzare la questione per attaccare il governo Meloni. Alla cerimonia ufficiale di Basovizza sarà presente il ministro della Giustizia Carlo Nordio, mentre il Partito Democratico sarà rappresentato solo dall’ex presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani.
Nel frattempo, a Gorizia e Nova Gorica, città designate come capitali europee della cultura per il 2025, la scritta gigante “Tito” sul monte Sabotino continua a rappresentare un simbolo controverso. Per molti esuli istriani, è la prova che la ferita della storia non è ancora sanata e che la strada per una piena pacificazione è ancora lunga.

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